inThoughts#2 – F. M. Gri

Sono passati molti anni da quando il suono è diventato la mia passione e sono sempre più convinto della potenza terapeutica che esso può avere.

Se da un lato imparare a suonare uno strumento può migliorare molti aspetti di una persona, affinando la sua sensibilità, iniziandolo alla pratica dell’autodisciplina e allontanandolo dai futili passatempi dei tempi moderni da un altro punto di vista può incastrarlo in un circolo vizioso di ego da cui difficilmente potrà districarsi.

Il mercato della musica si forgia in un susseguirsi di processi produttivi che ricordano molto le catene di montaggio di una industria: si crea un brano, poi un album, poi si cerca un’etichetta e infine si produce fisicamente il lavoro e lo si promuove. A seconda del genere questo processo coinvolge un numero di persone proporzionali alle entrate economiche che può portare l’album in questione. Detto così tutto sembra molto meno poetico di quello che si può immaginare, ma in realtà il prodotto artistico e l’arte come pura forma d’espressione dell’anima sono due cose ben distinte e non bisogna confonderli. Percorrendo la strada dell’ego il musicista che aveva imparato a suonare uno strumento perchè la sua anima gli aveva “parlato”, si troverà in breve tempo a produrre un album meccanicamente senza sentirne veramente l’esigenza diventando così una pulsione esterna e non più un’esigenza interiore. E non appena la pulsione diventa padrona di questo meccanismo l’artista si vestirà di una maschera narcisista da cui difficilmente riuscirà a farne a meno. Più l’ego cresce e meno l’anima ha lo spazio per esprimersi e di conseguenza la qualità dell’arte cala…è inevitabile. Bisognerebbe rallentare, fermarsi un attimo e chiedersi: perchè lo sto facendo? E se la riposta è “perchè voglio diventare qualcuno” oppure “voglio essere il migliore” o “voglio essere ricordato” allora siamo davvero sui binari sbagliati.

Nel suono c’è molto più di tutto questo, qualcosa di più intimo e potente che non solo ci può far star bene, ma può anche curare la nostra anima accordandola proprio come un vero e proprio strumento. Il nostro corpo emana vibrazioni esattamente come tutto quello che ci circonda. In un certo modo quando suoniamo uno strumento non facciamo altro che creare una connessione con la vibrazione che in quel momento c’è nell’aria, positiva o negativa che sia. Chi fa musica ha una capacità più o meno sviluppata di trasformare in suono le vibrazioni che ci sono in quel determinato istante proprio come lo scultore è in grado di vedere cosa c’è dentro un blocco di pietra. Se c’è energia negativa e pesante molto probabilmente nascerà una musica triste e sofferta mentre se l’energia è positiva si troveranno note di pace e serenità. Il suono nasce da dentro di noi ma sono anche propenso a credere che quando creiamo con l’entusiasmo di un bambino si aprono canali che possono davvero sorprendere e in quel determinato stato di coscienza temporaneo possono nascere cose meravigliose. In quei frangenti l’artista non è solo, ma si fa carico di un’energia universale che poi regalerà a chi ne ha bisogno. Quante volte una musica, un libro, un quadro hanno cambiato la vita alle persone? Dare e ricevere incondizionatamente credo sia la forma più pura dell’arte, un’ambizione sincera senza secondi fini a cui tutti noi dovremmo ambire…

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