“Tonal Glints” in Ondarock

Il musicista di Bristol, James A. McDermid, inizia la sua carriera circa 15 anni fa, ma solo dopo la prematura morte della sorella Harriet trova costanza e ispirazione per i suoi primi lavori più compiuti. Dopo il folk elettronico scarnificato di “Ghost Folk” – ispiratissimo Lp di ben 25 bozzetti pieni di malinconici rimandi alla sofferenza e al senso di vuoto nato dal lutto – è la volta del nuovo “Tonal Glints”, anch’esso figlio dell’elaborazione del dolore e dell’incapacità di razionalizzare un evento tanto traumatico.

James A. McDermid si muove al di là dei classici confini della musica elettronica atmosferica per lambire momenti gothic-dark, dal folk più depresso sino al post-rock in stile Labradford. Le dodici tracce passano da ricerche timbriche di synth spettrali (le campane in lontananza di “The Vagabond”) a più classici crescendi ambient di “All The Shutters Are Closed” (inizio elettroacustico e imponente muro sonoro finale con cori femminili).
Momenti poetici si sviluppano quando McDermid imbraccia la chitarra acustica per tracciare un percorso di folk atmosferico intimista (“I’ll Take One Who loves Me”) di notevole impatto emotivo. Gli episodi più oscuri rimandano invece alle tenebrose sonorità dark di Elegi (“Last Year”) o alle dissonanze del Tim Hecker di “Ravedeath, 1972” (“Worse Than The Last Look” e “I Put The Letter In My Pocket”).

Tra brevi abbozzi di musique concrete (“Bunny”) e ambient dilatato in stile Hammock(“Within Reach”), spicca il post-rock, parente strettissimo dell’approccio dark con voce sussurrata dei Labradford, di “If You Concede”. Sussurro che diventa una sorta di preghiera laica che non ha bisogno di urlare le proprie certezze, perché è solo un tentativo per esorcizzare i propri incubi, non ostentazione di una pseudo-verità precostituita.
Si chiude con “Faraway Too Close”, straziante texture di synth con dialoghi impercettibili e finale liberatorio con poche note di piano a creare uno squarcio di luce nelle tenebre. James A. McDermid sembra salutare un’ultima volta la sorella per dirci che la vita, nonostante tutto, deve andare avanti.

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