Dense e mutevoli strutture di evanescente materia in costante mutazione. È una raccolta di paesaggi sonori in dissolvenza, eppure ancora concreti e tangibili, quella che compone il secondo disco firmato da Federico Mosconi.
Fluiscono in bilico tra una eterea luminosità ed una cupa e stridente concretezza le spirali droniche disegnate dal musicista veneto, generando un universo cangiante le cui parti sono accomunate da un continua espansione che investe dilatate e crepitanti persistenze crepuscolari (“Notturno”, “Basso continuo con respiro”) e oblique e fragorose frequenze in teso crescendo (“La fabbrica del vapore”, “Detriti”). A tratti il moto si tramuta in un ipnotico andamento cullante (“Il tempo regalato”) o converge verso atmosfere misteriose cadenzate da sporadiche pulsazioni e frammenti ambientali che ne dissipano il carattere vaporoso (“Nel bosco ascolto i pensieri”).
Un lavoro che dischiude un immaginario vivido e avvolgente costruito per essere liberamente modellato nella sua percezione definitiva da chi vi si immerge.