Poche espressioni possono offrire un’immagine di materialità al tempo stesso densa e impalpabile come quella scelta da Federico Mosconi per identificare il suo secondo lavoro, a tre anni di distanza dal debutto “Acquatinta”.
Lavorando sugli elementi più introspettivi delle sue manipolazioni sonore, in “Colonne di fumo” l’artista veneto condensa otto diverse prospettive di un paesaggismo ambientale variamente declinato, inscritto in un perimetro delimitato dalle placide risonanze del “Notturno” d’apertura e dal romanticismo flebilmente dissonante dei conclusivi “Detriti”.
Al centro del percorso di ascolto e scoperta di oltre cinquanta minuti descritto dal lavoro, affiorano altresì cattedrali saturi retaggi post-industriali (“La fabbrica del vapore”) e nebbie popolate da frequenze evanescenti (“Nel bosco ascolto i pensieri”), presenti come ricordi in dissolvenza, al pari di echi distorti che creano maestose cattedrali sonore (“La voce di un ricordo che si allontana”).
Al di là della loro consistenza variabile, comune denominatore delle “Colonne di fumo” dell’artista veneto si rivela l’incessante moto particellare, allegato a una declinazione ambient-drone dai pervasivi caratteri cinematici, le cui dense rarefazioni si dileguano verso l’infinito.