Non più storie e luoghi immaginari per Francis M. Gri, che dopo aver condotto lungo i suoi tre album a proprio nome, un itinerario attraverso città più o meno invisibili, nel nuovo “Flow” condensa un’emissione sonora da una dimensione estremamente intima e personale. Benché non si tratti di qualcosa di radicalmente inedito per l’artista friulano, che già aveva dispensato istantanee di introspezione casalinga nei precedenti “Home” (2011) e “Piano Tapes” (2014), è di fatto la prima volta che quella dimensione viene innalzata al ruolo di protagonista di un organico lavoro sulla lunga distanza.Le sei tracce di “Flow” lo fanno seguendo appunto il flusso temporale di una quotidianità osservata nei momenti del giorno e nei fenomeni atmosferici, distillata sotto l’irrinunciabile forma di memorie, cristallizzate da un suono, una frequenza, un’esile melodia. Costruiti in maniera incrementale, come le pagine di un diario riempite giorno dopo giorno, i brani di “Flow” rivelano immediatamente spiccate potenzialità cinematico-narrative, insistenti su un equilibrio tra texture ambientali di densità variabile e minute stille armoniche originate da note pianistiche e chitarre morbidamente risuonanti.
Tutto è ovattato e umbratile, lungo gli oltre cinquanta minuti del lavoro, in apparenza sonnolento eppure tale da accogliere, appena superatane la superficie, nel caloroso abbraccio di serene atmosfere crepuscolari che, con discrezione e senza “effetti speciali”, attestano Francis M. Gri tra i più sensibili artefici di un’ambience elettro-acustica essenziale, istintiva e soprattutto dotata di soffici contenuti emozionali.